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Crisi dei consumi si, ma non di tutti. Almeno stando alla rilevazione effettuata da Ismea/GFK Eurisko che evidenzia come la spesa di prodotti biologi in Italia sia addirittura cresciuta. Continua così una tendenza positiva che giá nel 2011 aveva fatto segnare un più 9% e che è continuata nel 2012 con un più 7,3%. Non c’è d’altronde da meravigliarsi se si considera che in Italia il cibo biologico ha segnato un netto incremento, diventando uno dei mercati più interessanti e superando in quanto a performance Paesi quali la Germania o il Regno Unito, da sempre grandi estimatori ( e consumatori) di prodotti bio. Il giro d’affari che muove il settore del bio in Italia, tra consumi ed esportazioni, è pari a 3 miliardi di euro.

Cosa comprano le famiglie italiane in particolare? Quali sono i cibi bio che prediligono?

Al primo posto troviamo le uova: quelle biologiche rappresentano il 13% della spesa bio totale, nonostante abbiano sofferto di un leggero calo rispetto al 2011 pari all’1,9%. Rappresentano l’8,8% le marmellate e le confetture, seguite dal latte con l’8,6%. Queste tipologie di prodotti sono anche quelle che coprono i tre quarti della spesa totale. L’acquisto di yogurt biologico è calato invece del 4,1% rispetto al 2011, anche se copre ancora l’8,2%. In generale si osserva come sia cresciuto il consumo di pasta, pane e riso con un più 8,9%, quello difrutta e verdura, con il più 7,8% e i latticini e i formaggi con il più 4,5%.

Per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti biologici si evidenzia un forte aumento di spesa presso i discount con un più 25,5% rispetto al 2011, mentre i supermercati e gli ipermercati hanno segnato un più 5,5%. Risparmiare sul cibo quindi si può, purchè sia bio.

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All’apertura della fiera SolarExpo a Milano è stato presentato il rapporto dell’Epia, l’associazione europea delle industrie fotovoltaiche, che ha fatto luce sul futuro del mercato europeo nei prossimi anni. Sulla base dei dati raccolti l’associazione ha definito le prospettive future come incerte.

Un’affermazione questa che si spiega alla luce della diminuzione di fatturato che ha fatto registrare il fotovoltaico nel 2012 in Europa, un calo per la prima volta in dieci anni, pari al 60%. Una percentuale molto alta, che apre dibattiti e discussioni sulle prospettive e le possibili soluzioni. Urgono quindi misure atte a sostenere il comparto, anche perché se ad oggi il fotovoltaico copre il 2,6% della domanda di elettricità in Europa, nel 2020 potrebbe arrivare a soddisfarne tra il 4% e il 12%.

Tutto sta alle politiche dei singoli Stati, anche alla luce delle nuove decisioni adottate nei confronti della Cina. Secondo infatti il presidente dell’associazione dei produttori EU Prosun, Milan Nitzschke, il mercato europeo attraversa una crisi così difficile anche per via del dumping, ovvero l’atteggiamento monopolistico cinese. Proprio nel corso del SolarExpo è giunta la notizia che la Commissione ha deciso di stabilire dei dazi antidumping alle aziende cinesi che esportano moduli in Europa, dazi la cui percentuale varia da un minimo del 36% a un massimo del 68%.

La Cina infatti, violando il diritto commerciale europeo, ha contribuito all’aggravarsi delle condizioni dell’intero settore, ma con la decisione della Commissione si potrà ora porre un argine a pratiche commerciali non accettate nell’Unione. Al SolarExpo si distinguono numerose aziende italiane che nonostante le difficoltà non hanno mai accantonato la voglia di innovare: non solo i grandi attori del settore, ma anche realtà piccole e medie che spesso collaborano tra loro per massimizzare le proprie eccellenze.

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